Le armi chimiche siriane e la loro distruzione
Assume proporzioni internazionali la 
questione della distruzione dell’arsenale chimico siriano in acque 
internazionali (che non sono cioè sotto il controllo di nessuno stato 
del Mediterraneo) nella zona compresa tra Italia, Malta, Grecia 
(sudovest di Creta) e Libia. La procedura avrà delle conseguenze 
imprevedibili in un mare chiuso con un sistema ambientale tanto raro 
quanto particolare, che è soprattutto il polmone fondamentale per la 
flora, la fauna e ogni tipo di attività umana in tutti quei paesi che si
 affacciano sul Mediterraneo compresa la Grecia, con tutti i suoi 
arcipelaghi.
La questione, al di là delle 
problematiche scientifiche, è puramente politica. Tutti dovranno 
rendersi conto che la domanda “visto che i rifiuti pesanti saranno 
processati in Germani o Inghilterra, tutto questo clamore per gli altri 
rifiuti non sarà esagerato?” è ingannevole. Quei rifiuti che alcuni 
furbamente definiscono “leggeri” sono altrettanto tossici: la 
distruzione di 750 tonnellate di armi chimiche produrrà nel migliore dei
 casi residui per 1,5 milioni di galloni di rifiuti tossici e, al 
contrario dei rifiuti “pesanti”, non si ha alcuna idea di dove saranno 
scaricati – in mare, a terra o nelle fornaci industriali?
Al contempo, nessuno sa se si tratta 
davvero di solo 750 tonnellate, visto che alcuni esperti non solo 
parlano di 2.400 tonnellate di armi chimiche presenti in Siria, ma 
sottolineano che, a parte il Sarin e il gas mostarda, il regime di Assad
 in seguito all’embargo sulle armi chimiche impostogli negli ultimi anni
 acquistava dal “mercato nero” quantità ignote di altri agenti chimici, 
che adesso sono stati raccolti per essere distrutti. Ma soprattutto 
nessuno sa quante tonnellate verranno distrutte in acque internazionali,
 in una zona interdetta e pattugliata da una flotta di sette nazioni per
 scongiurare eventuali attacchi terroristici, e quante verranno portate 
altrove. Inoltre, nel caso in cui ci sarà un incidente o una perdita i 
paesi del Mediterraneo si renderanno conto dell’incidente solo dopo 
molto tempo, quando gli effetti avranno già interessato le loro coste.
 [...] Per Creta la salvaguardia del 
Mediterraneo ha un’importanza vitale per il futuro dell’economia, della 
società, della cultura, dell’ambiente e della storia e per la nostra 
stessa sopravvivenza. Per questo le Autorità, oltre agli interventi 
internazionali, devono informare immediatamente nel modo più ufficiale e
 assoluto Creta e i suoi rappresentanti istituzionali. Per Creta il 
Mediterraneo è una questione di vita o di morte, non di semplice 
impressione formale.
La verità sulla distruzione delle armi chimiche siriane
Sette paesi (USA, Russia, Regno Unito, 
Cina, Danimarca, Finlandia e Norvegia) contribuiscono in modo diretto 
alla procedura di disarmo dell’arsenale chimico della Siria e 
quattordici in tutto partecipano ai finanziamenti. Da sottolineare però 
che mentre tutti dispongono di tecnologie avanzate, nessuno si è preso 
l’incarico di distruggere le armi chimiche sul proprio territorio nelle 
industrie specializzate di cui dispone. Hanno scelto, con 
l’incoraggiamento degli USA, l’idrolisi su una nave americana speciale 
in viaggio nel Mediterraneo. Se l’operazione fosse davvero così priva di
 rischi come lasciano trapelare adesso, perché non verranno utilizzati 
porti inglesi, tedeschi o americani? Al contrario dichiarano, senza che 
alcuno stato del Mediterraneo abbia ancora reagito, che lo faranno nel 
Mediterraneo perché, in caso di incidente, in un mare chiuso 
diminuiscono le probabilità che gli effetti si espandano, visto che il 
metodo dell’idrolisi sarà utilizzato per la prima volta proprio per le 
armi chimiche siriane!
Il complesso piano internazionale di 
trasporto e distruzione delle sostanze chimiche si deduce tanto dalla 
mappa che segna i dodici siti da cui provengono le armi chimiche che 
vengono raccolte nel porto di Latakia (Siria), quanto dalla mappa della 
rotta, che da Latakia prosegue a sud di Creta fino a un porto italiano 
(da qualche parte in Sardegna [alla fine è stato deciso per il porto di 
Gioia Tauro, n.d.t.]);  da lì verranno trasportati sulla nave speciale 
americana per l’idrolisi in mare, da qualche parte tra Italia, Malta, 
Libia e Grecia (sudovest di Creta).
Intervento degli europarlamentari – Iniziativa Danellis
Su iniziativa degli europarlamentari 
Spiros Danellis e Antonello Antinoro 37 europarlamentari dei paesi del 
Mediterraneo chiedono dal Consiglio Europeo di modificare il luogo in 
cui verranno distrutte le armi chimiche siriane.
Come sottolineano, in seguito alla 
decisione presa qualche giorno fa dalle Nazioni Unite sulla distruzione 
delle armi chimiche nelle acque internazionali del Mediterraneo a ovest 
di Creta e tenendo conto dell’importante minaccia ambientale per il 
Mediterraneo e per la sanità pubblica dei cittadini europei, gli 
europarlamentari Spiros Danellis e Antonello Antinoro, con un gruppo di 
37 europarlamentari greci, ciprioti, italiani e maltesi provenienti da 
tutti i partiti politici, hanno presentato domanda scritta al presidente
 del Consiglio europeo e alla rappresentante dell’UE per gli affari 
esteri e la sicurezza, Cathrine Ashton.
Con questa iniziativa l’europarlamentare
 greco e i suoi colleghi degli altri paesi del Mediterraneo chiedono ai 
rappresentanti del Consiglio Europeo:
- con quali criteri è stata scelta la zona per la distruzione delle armi chimiche;
- quali altre zone erano state prese in considerazione per l’operazione;
- se sono state valutate le gravi conseguenze per il mar Mediterraneo, visto che si tratta di un mare chiuso.
Inoltre chiedono che venga cambiata la zona in cui verranno distrutte
 le armi chimiche, per proteggere il sensibile ecosistema marittimo del 
Mediterraneo e la salute di tutti i cittadini europei, minacciata da 
conseguenze devastanti.
<<Inconcepibile>>
Spiros Danellis ha dichiarato in 
proposito: <<E’ inconcepibile per un’UE che lotta per la 
protezione e la valorizzazione dei suoi mari con politiche sognatrici 
come lo “sviluppo azzurro” essere d’accordo con una decisione del 
genere. Il Mediterraneo è un tesoro ambientale e culturale di livello 
mondiale che tutti, politici e cittadini europei, dobbiamo proteggere 
come il nostro fiore all’occhiello. Insieme ai miei colleghi faremo 
tutto ciò che si può fare per impedire l’applicazione di una decisione 
così pericolosa e poco trasparente>>.
<<Evento casuale?>>
Del tutto casualmente, mentre i 37 
europarlamentari portavano la questione al livello più alto dell’UE, con
 un suo comunicato l’Organizzazione per il Divieto delle Armi Chimiche 
(OPCW), che opera sotto l’egida delle Nazioni Unite, ha  valutato che la
 quantità di elementi chimici dell’arsenale siriano arrivati al porto di
 Latakia che verranno allontanati dal paese sotto la supervisione 
internazionale <<non è particolarmente grande>> !
La procedura è cominciata
La procedura di disarmo dell’arsenale 
chimico siriano è già cominciata con l’imbarco al porto sirano di 
Latakia su una nave cargo danese di una prima partita di sostanze 
chimiche tra misure di sicurezza inaudite, anche da guerra chimica.
I materiali pericolosi sono le sostanze 
chimiche (materia prima) che vengono usate per la produzione del gas 
Sarin e del gas mostarda e una piccola quantità di gas mostarda già 
prodotta. Questi sono i materiali noti, ma quelli che il regime siriano 
ha ottenuto in questi tre anni di embargo dal “mercato nero” sono 
ignoti, sia per quanto riguarda la quantità che la composizione, ma 
anche questi ultimi verranno trasportati dopo l’attesa al porto di 
Latakia.
Il Sarin e il gas mostarda secondo la pianificazione dell’Organizzazione per la Distruzione delle Armi chimiche siriane sono stati classificati come sostanze chimiche di “priorità Uno”.
Il Sarin e il gas mostarda secondo la pianificazione dell’Organizzazione per la Distruzione delle Armi chimiche siriane sono stati classificati come sostanze chimiche di “priorità Uno”.
Gli stadi
Il primo stadio: le sostanze chimiche verranno imballate in 12 siti sparsi in tutta la Siria - due
 in zone di scontri –  e saranno trasportate al porto, che è sotto la 
responsabilità dell’esercito siriano ma che sarà protetto da veicoli 
corazzati forniti dalla Russia. Saranno poi caricate su due navi cargo 
fornite dalla Danimarca e dalla Norvegia che forniranno anche navi di 
scorta. La sicurezza aggiuntiva al porto sarà offerta dalle forze russe,
 mentre gli Stati Uniti hanno fornito il meccanismo di carico e di 
smaltimento. La Cina fornisce le ambulanze e la Finlandia un gruppo di 
pronto intervento in caso di incidenti. La nave cargo danese, che 
trasporterà la prima partita di sostanze chimiche non appena sarà 
caricata, viaggerà verso una destinazione non stabilita in Italia, 
protetta da una flotta di navi danesi, norvegesi, russe e cinesi. Appena
 la flotta arriverà a destinazione in Italia il carico sarà trasbordato 
su una nave americana, la “Ray MV”. Ma prima le 70 tonnellate di 
sostanze chimiche di priorità commerciale 2, cioè materiale tossico non 
diverso dai fattori chimici industriali, sarà portato nel Regno Unito 
con l’aiuto della marina britannica e verrà distrutto in un’industria in
 Inghilterra. Il ministero degli affari esteri inglese stima il costo 
dell’operazione non al di sotto di un milione di sterline. Si vocifera 
che un’altra partita di 80 tonnellate finirà in Germania e sarà 
distrutta, in entrambi i casi, con una combustione in un’industria 
specializzata.
La nave speciale e gli agenti chimici
Abbiamo visto quindi che per il momento 
gli agenti chimici per la produzione di armi chimiche, che chiameremo 
per essere più chiari “rifiuti leggeri”, saranno portati in Inghilterra e
 Germania. Al contrario il  piano finora prevede che una nave di 648 
piedi e di 22.000 tonnellate, la “Ray MV”, trasporterà dal porto 
italiano da qualche parte in Sardegna gli agenti chimici di priorità 1 
(il Sarin, il gas mostarda e altri agenti chimici ignoti) in acque 
internazionali (tra l’Italia, Malta e Creta) dove il personale della 
marina militare statunitense riempirà il ponte interno della nave.
 Foto dell’esterno della nave statunitense
Chi sa?
Sarà la prima volta che le forze 
militari statunitensi scaricheranno armi chimiche nel Mediterraneo con 
il metodo dell’idrolisi. Gli esperti dichiarano ufficialmente che 
nessuno degli agenti chimici portati dalla Siria è dotato di carica 
esplosiva, così non sarà necessaria la costosa e rischiosa procedura per
 distinguere le pericolose sostanze chimiche dai materiali esplosivi e 
dall’armatura dei proiettili. Il governo siriano ha sostenuto che tutti i
 proiettili designati a trasportare e a diffondere le sostanze chimiche 
con la loro detonazione sono stati distrutti. L’organizzazione per il 
divieto delle armi chimiche, che sorveglia la procedura di disarmo 
dell’arsenale chimico siriano, non è stata in grado di controllare 
questa affermazione.
 Uno dei sistemi di idrolisi - in via di sviluppo – sulla nave “Ray MV” 
Oggi però neanche noi siamo in grado di 
sapere se alla fine tra le armi chimiche da distruggere ci siano solo 
barili con gli agenti chimici o se siano presenti anche proiettili o 
missili e, in questo caso, cosa potrebbe succedere nelle acque 
internazionali del Mediterraneo, dove sette flotte per motivi di 
sicurezza vieteranno a chiunque di violare il perimetro della zona dove 
si troverà la nave statunitense “Ray MV” – una “zona rossa” proibita per
 tutti, anche per gli stati del Mediterraneo che hanno i propri confini 
marittimi vicini al posto in questione. Ufficialmente la procedura di 
disarmo sulla “Ray MV” sarà completamente chimica. Avverrà in due 
stazioni mobili di un valore di circa 5 milioni di dollari ciascuna, 
chiamate “sistemi avanzati di idrolisi”.
Ufficialmente la procedura di disarmo sulla “Ray MV” sarà completamente chimica
Scarico
Secondo gli esperti americani il FDHS 
(il sistema in abbreviazione) potrà essere funzionale entro 10 giorni 
dal suo posizionamento nel punto di disarmo nelle acque internazionali 
del Mediterraneo e sarà in grado di distruggere 130 galloni di gas 
mostarda alla volta, all’incirca in due ore, utilizzando l’idrolisi 
chimica – mischiando le sostanze chimiche con reagenti come il cloro, 
l’acqua, l’idrossido di sodio. Come viene riportato dall’Organizzazione 
per la distruzione delle armi chimiche, la procedura produrrà 1,5 
milioni di galloni di rifiuti tossici (!!!), se le quantità sono 700 
tonnellate, che non potranno essere utilizzate come arma chimica e 
saranno “scaricate” sulle navi commerciali. Non è chiaro se questo 
avverrà in industrie o nel mar Mediterraneo.
Inoltre scienziati come il professore 
del politecnico di Creta e direttore del laboratorio di gestione di 
rifiuti tossici pericolosi dichiarano che secondo alcune informazioni 
non ufficiali, ottenute da membri del gruppo di sorveglianza della 
distruzione dell’arsenale chimico siriano, si tratta di circa 2.400 
tonnellate, tra cui non solo Sarin e gas mostarda. Se questo è vero, 
nella migliore delle ipotesi, parliamo di oltre 6 milioni di galloni di 
rifiuti tossici dopo l’idrolisi e non di 1,5 milioni come prospettato 
nella stima iniziale del progetto.
 Il pericolo non è teorico
Secondo le dichiarazioni di Frank Kendall, il viceministro alla Difesa – competente per l’acquisto di tali armi, la tecnologia e le cure amministrative – alla stampa statunitense e britannica (c’era un servizio approfondito l’altro ieri sul “Telegraph”), il personale della nave aspetta circa 700 tonnellate di sostanze chimiche.
Secondo le dichiarazioni di Frank Kendall, il viceministro alla Difesa – competente per l’acquisto di tali armi, la tecnologia e le cure amministrative – alla stampa statunitense e britannica (c’era un servizio approfondito l’altro ieri sul “Telegraph”), il personale della nave aspetta circa 700 tonnellate di sostanze chimiche.
Frank Kendall
I sistemi FDHS possono distruggere 
complessivamente 50 tonnellate di prodotti chimici al giorno. La squadra
 della “Ray MV” comincerà con ritardo però, secondo Baker, un tecnico 
chimico della nave che lavorerà nell’idrolisi. <<Si tratta di un 
inizio lento>> dice Baker. <<Procederemo in maniera molto 
prudente, appositamente>>.
I residui
Questo di per sé prova che anche chi è 
responsabile per questa operazione, nonostante le rassicurazioni, è 
estremamente attento alle sue dichiarazioni, riconoscendo che 
l’esistenza di pericoli non è una questione teorica. Ma ciò a cui 
bisogna prestare attenzione è che nessuno parla di cosa succederà con i 
residui, in milioni di galloni, appena saranno disarmate le quantità che
 utilizzate per le armi chimiche. Gli USA finanzieranno tutte le 
procedure sulla nave “Ray” mentre gli altri paesi daranno un contributo 
economico con i loro finanziamenti.
Il costo
Il materiale che non verrà inviato in 
Gran Bretagna sarà distrutto da industrie commerciali che verranno 
retribuite con un capitale di 9,8 milioni di sterline fornite da 14 
paesi (sconosciuti). Il capitale viene controllato dall’organizzazione 
per il divieto delle armi chimiche, che si è impegnata a fornire un 
ulteriore finanziamento di 16,6 milioni di sterline. Non viene chiarito 
però se la distruzione avverrà nel Mediterraneo o da qualche altra parte
 e questa dovrebbe essere la prima cosa a essere chiarita per gli stati 
membri del Mediterraneo.
Smentita e rivelazioni del professor Vaghelis Ghidarakos a Radio 98.4
Smentita e rivelazioni del professor Vaghelis Ghidarakos a Radio 98.4
Con un intervento a Radio 98.4 Vaghelis 
Ghidarakos, professore del politecnico di Creta e capo del Laboratorio 
di Gestione dei Rifiuti Tossici Pericolosi, al suo rientro da un viaggio
 lampo a Bruxelles, Lussemburgo e Roma relativo alla questione delle 
armi chimiche siriane, ha rivelato anche grazie ai suoi contatti con gli
 ispettori per il disarmo dell’arsenale chimico siriano gli sviluppi 
scientifici e politici al riguardo e tra l’altro ha dichiarato: 
<<Perché i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, che hanno 
ogni diritto a preoccuparsi, non sono stati informati e perché non si 
utilizzano unità già presenti in Francia,  Russia,  Germania ecc.?
Il professore del politecnico di Creta e capo del laboratorio di gestione dei rifiuti tossici pericolosi, Vaghelis Ghidarakos.
Ho trascorso tutta la mia vita in Europa
 e ho imparato molte cose. Avevo partecipato a un progetto in cui erano 
stati distrutti con efficienti procedure termiche arsenali della Seconda
 Guerra Mondiale, non in mare per evitare possibili pericoli. 
Sicuramente bisogna interrogarsi sul carattere militare dell’intero 
progetto, anche se non è possibile che tutta questa operazione possa 
costituire un alibi per la mancanza di trasparenza e le soluzioni 
frettolose. Deve essere affrontata come una questione ambientale e 
devono essere rispettate le procedure previste dalle leggi 
internazionali ed europee, e il progetto deve essere messo in atto solo 
dopo aver dimostrato quale sarà la migliore soluzione possibile e come 
verrà salvaguardata la salute ambientale.>>
L’idrolisi
Abbiamo chiesto al professor Ghidarakos 
se sarà la prima volta che verrà effettuata l’idrolisi nel mare. La sua 
risposta è stata particolare: <<E’ una domanda fondamentale, su 
quanto questo metodo possa provocare pericoli per l’ambiente, quali 
sarebbero e di quale importanza. Indubbiamente l’idrolisi è un metodo 
possibile dal punto di vista tecnico e gli specialisti coinvolti 
avvertono che anche se questo piano è stato già messo in atto in 
passato, la sua realizzazione è una procedura complicata. Le sostanze 
che devono essere distrutte sono eterogenee, sono sostanze utilizzate 
per la creazione di testate esplosive che rilasciano sostanze gassose, 
composti che contengono fluoro e cloro, velenosi ed estremamente 
tossici, insieme ad altre sostanze ignote che nell’operazione di 
idrolisi creeranno ulteriori residui pericolosi. Inoltre ci saranno 
anche rifiuti liquidi. Ci domandiamo quindi se tutto questo finirà 
nell’ambiente marino. In questo caso gli effetti interesseranno gli 
organismi marini e, nel peggiore dei casi, a livello locale porteranno a
 una necrosi biologica>>
Le quantità reali
Il professor Ghidarakos però, parlando 
ai microfoni di Radio 98.4, dubita che si tratterà di 700 tonnellate: 
<< So che nell’ottobre 2013 1.600 tonnellate furono inizialmente
  accettate dall’Albania per essere distrutte lì ma, in seguito alle 
reazioni dei suoi cittadini, si è tirata indietro. Ufficialmente 
osservatori della procedura di distruzione mi hanno informato del fatto 
che sono state stipate 1.250 tonnellate di Sarin e di gas mostarda e 
1.230 tonnellate di altre sostanze chimiche! Dubito che 1.000 tonnellate
 possono essere distrutte in meno di 7 mesi. Ma la cosa importante è che
 ciò non accada nel Mediterraneo. Se è tutto così semplice indolore 
perché non li portano al porto di Amburgo?
Gli americani dicono che l’operazione 
avverrà nel Mediterraneo perché è un mare chiuso e ci sono meno onde. La
 Germania, parlando di “mancanza di infrastrutture”, ha capito cosa è 
successo. Il Sarin e il gas mostarda saranno distrutti con il metodo 
specifico, ma ci sono anche 1.200 tonnellate di altre sostanze 
chimiche>>
Le cose sconosciute
<<Rimangono ignote le fonti
 dei fornitori e ovviamente la natura e la quantità di agenti chimici 
ottenuti dal regime in Siria dopo l’embargo. Non proseguirei per niente 
con procedure del genere nel mediterraneo. Mi sono sensibilizzato ancora
 di più come scienziato in questi ultimi anni occupandomi del “Sea 
Diamond” [nave naufragata in prossimità di Santorini, n.d.t.], ho dunque
 visto cosa viene scaricato in mare, ed ho una precisa idea riguardo 
all’inquinamento del Mediterraneo con altre sostanze pericolose. Quindi 
in questo caso si deve fare ogni tentativo per evitare che la procedura 
di scarico avvenga nel Mediterraneo>> ha sottolineato il professor
 Ghidarakos.
 Intervento greco dal Giappone
Al riguardo è intervenuto attraverso il 
suo sito lo scienziato Ghiorgos Zouganelis dal Giappone, dove vive ed è 
impiegato nella produzione di programmi tecnologici e industriali 
avanzati, che ha fornito due tabelle del tutto chiarificatrici. Una sul 
metodo dell’idrolisi e l’altro sulle correnti marittime a sud di Creta e
 su cosa potrebbe succedere nel caso in cui alcuni rifiuti provenienti 
dalle armi chimiche cadano in mare dopo averle rese inerti.
Zouganelis riporta in modo indicativo: 
<<La questione che preoccupa l’opinione pubblica questa volta è il
 disarmo del gas neuroparalitico Sarin su una nave statunitense a sud di
 Creta. Per esaminare la questione della pericolosità del progetto della
 distruzione del gas Sarin su una nave bisogna avere chiare e comprovate
 informazioni, perché niente è scontato. Queste informazioni non le ha 
nessuno, nemmeno io, perché non sono né un agente, né un rufiano, né un 
messaggero commissionato che trasmette messaggi del sistema attraverso i
 media, travestito da “esperto”. Lo stato risulta ancora una volta 
incapace di chiedere le informazioni che servono. Nella foto vi spiego 
con quale reazione chimica (idrolisi) viene neutralizzato il 
Sarin>>.
Il Sarin
Zouganelis ipotizzando che siano 
effettivamente 700 le tonnellate di Sarin, nota: <<Dalle 700 
tonnellate di gas Sarin saranno prodotte 89 tonnellate di acido 
fluoridrico e 690 tonnellate di una base che disturberà la flora 
marittima con risultati ignoti. La cosa più probabile e che i prodotti 
dell’idrolisi saranno buttati in mare. Se questo avviene nell’arco di un
 anno, non c’è grande problema. Il primo interrogativo però è “perché la
 distruzione del Sarin deve avvenire nel Mediterraneo, che è un mare 
chiuso? Chi dice che saranno solo 700 le tonnellate che verranno 
distrutte? Chi  controllerà?>>.
Se cadono nel mare
Impressionante anche la mappa preparata 
da Zouganelis per dare un’idea, in base alle correnti nel Mediterraneo, 
di cosa succederà dopo lo smaltimento dei rifiuti tossici sulla nave 
americana, specie per quanto riguarda Creta, come sottolinea nella mappa
 relativa. <<Lo scarico dei rifiuti nel mare e la posizione della 
nave che scaricherà i rifiuti ha molta importanza, visto che i rifiuti 
seguiranno le correnti della zona>>
Le correnti
<<Se scaricano i rifiuti tra 
Malta, Italia e Grecia, come dicono, allora si mischieranno e si 
dirigeranno verso l’Egitto e Israele e torneranno “indeboliti” nella 
stessa zona in cui erano stati scaricati, passando per Creta, seguendo 
il movimento che segna l’arco di colore azzurro nella foto>>.
 
 
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