30 ago 2014


Le armi chimiche siriane e la loro distruzione


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Assume proporzioni internazionali la questione della distruzione dell’arsenale chimico siriano in acque internazionali (che non sono cioè sotto il controllo di nessuno stato del Mediterraneo) nella zona compresa tra Italia, Malta, Grecia (sudovest di Creta) e Libia. La procedura avrà delle conseguenze imprevedibili in un mare chiuso con un sistema ambientale tanto raro quanto particolare, che è soprattutto il polmone fondamentale per la flora, la fauna e ogni tipo di attività umana in tutti quei paesi che si affacciano sul Mediterraneo compresa la Grecia, con tutti i suoi arcipelaghi.
La questione, al di là delle problematiche scientifiche, è puramente politica. Tutti dovranno rendersi conto che la domanda “visto che i rifiuti pesanti saranno processati in Germani o Inghilterra, tutto questo clamore per gli altri rifiuti non sarà esagerato?” è ingannevole. Quei rifiuti che alcuni furbamente definiscono “leggeri” sono altrettanto tossici: la distruzione di 750 tonnellate di armi chimiche produrrà nel migliore dei casi residui per 1,5 milioni di galloni di rifiuti tossici e, al contrario dei rifiuti “pesanti”, non si ha alcuna idea di dove saranno scaricati – in mare, a terra o nelle fornaci industriali?

Al contempo, nessuno sa se si tratta davvero di solo 750 tonnellate, visto che alcuni esperti non solo parlano di 2.400 tonnellate di armi chimiche presenti in Siria, ma sottolineano che, a parte il Sarin e il gas mostarda, il regime di Assad in seguito all’embargo sulle armi chimiche impostogli negli ultimi anni acquistava dal “mercato nero” quantità ignote di altri agenti chimici, che adesso sono stati raccolti per essere distrutti. Ma soprattutto nessuno sa quante tonnellate verranno distrutte in acque internazionali, in una zona interdetta e pattugliata da una flotta di sette nazioni per scongiurare eventuali attacchi terroristici, e quante verranno portate altrove. Inoltre, nel caso in cui ci sarà un incidente o una perdita i paesi del Mediterraneo si renderanno conto dell’incidente solo dopo molto tempo, quando gli effetti avranno già interessato le loro coste.
 [...] Per Creta la salvaguardia del Mediterraneo ha un’importanza vitale per il futuro dell’economia, della società, della cultura, dell’ambiente e della storia e per la nostra stessa sopravvivenza. Per questo le Autorità, oltre agli interventi internazionali, devono informare immediatamente nel modo più ufficiale e assoluto Creta e i suoi rappresentanti istituzionali. Per Creta il Mediterraneo è una questione di vita o di morte, non di semplice impressione formale.
La verità sulla distruzione delle armi chimiche siriane
Sette paesi (USA, Russia, Regno Unito, Cina, Danimarca, Finlandia e Norvegia) contribuiscono in modo diretto alla procedura di disarmo dell’arsenale chimico della Siria e quattordici in tutto partecipano ai finanziamenti. Da sottolineare però che mentre tutti dispongono di tecnologie avanzate, nessuno si è preso l’incarico di distruggere le armi chimiche sul proprio territorio nelle industrie specializzate di cui dispone. Hanno scelto, con l’incoraggiamento degli USA, l’idrolisi su una nave americana speciale in viaggio nel Mediterraneo. Se l’operazione fosse davvero così priva di rischi come lasciano trapelare adesso, perché non verranno utilizzati porti inglesi, tedeschi o americani? Al contrario dichiarano, senza che alcuno stato del Mediterraneo abbia ancora reagito, che lo faranno nel Mediterraneo perché, in caso di incidente, in un mare chiuso diminuiscono le probabilità che gli effetti si espandano, visto che il metodo dell’idrolisi sarà utilizzato per la prima volta proprio per le armi chimiche siriane!
Il complesso piano internazionale di trasporto e distruzione delle sostanze chimiche si deduce tanto dalla mappa che segna i dodici siti da cui provengono le armi chimiche che vengono raccolte nel porto di Latakia (Siria), quanto dalla mappa della rotta, che da Latakia prosegue a sud di Creta fino a un porto italiano (da qualche parte in Sardegna [alla fine è stato deciso per il porto di Gioia Tauro, n.d.t.]);  da lì verranno trasportati sulla nave speciale americana per l’idrolisi in mare, da qualche parte tra Italia, Malta, Libia e Grecia (sudovest di Creta).
Intervento degli europarlamentari – Iniziativa Danellis
Su iniziativa degli europarlamentari Spiros Danellis e Antonello Antinoro 37 europarlamentari dei paesi del Mediterraneo chiedono dal Consiglio Europeo di modificare il luogo in cui verranno distrutte le armi chimiche siriane.
Come sottolineano, in seguito alla decisione presa qualche giorno fa dalle Nazioni Unite sulla distruzione delle armi chimiche nelle acque internazionali del Mediterraneo a ovest di Creta e tenendo conto dell’importante minaccia ambientale per il Mediterraneo e per la sanità pubblica dei cittadini europei, gli europarlamentari Spiros Danellis e Antonello Antinoro, con un gruppo di 37 europarlamentari greci, ciprioti, italiani e maltesi provenienti da tutti i partiti politici, hanno presentato domanda scritta al presidente del Consiglio europeo e alla rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la sicurezza, Cathrine Ashton.
Con questa iniziativa l’europarlamentare greco e i suoi colleghi degli altri paesi del Mediterraneo chiedono ai rappresentanti del Consiglio Europeo:
- con quali criteri è stata scelta la zona per la distruzione delle armi chimiche;
- quali altre zone erano state prese in considerazione per l’operazione;
- se sono state valutate le gravi conseguenze per il mar Mediterraneo, visto che si tratta di un mare chiuso.
Inoltre chiedono che venga cambiata la zona in cui verranno distrutte le armi chimiche, per proteggere il sensibile ecosistema marittimo del Mediterraneo e la salute di tutti i cittadini europei, minacciata da conseguenze devastanti.
<<Inconcepibile>>
Spiros Danellis ha dichiarato in proposito: <<E’ inconcepibile per un’UE che lotta per la protezione e la valorizzazione dei suoi mari con politiche sognatrici come lo “sviluppo azzurro” essere d’accordo con una decisione del genere. Il Mediterraneo è un tesoro ambientale e culturale di livello mondiale che tutti, politici e cittadini europei, dobbiamo proteggere come il nostro fiore all’occhiello. Insieme ai miei colleghi faremo tutto ciò che si può fare per impedire l’applicazione di una decisione così pericolosa e poco trasparente>>.
<<Evento casuale?>>
Del tutto casualmente, mentre i 37 europarlamentari portavano la questione al livello più alto dell’UE, con un suo comunicato l’Organizzazione per il Divieto delle Armi Chimiche (OPCW), che opera sotto l’egida delle Nazioni Unite, ha  valutato che la quantità di elementi chimici dell’arsenale siriano arrivati al porto di Latakia che verranno allontanati dal paese sotto la supervisione internazionale <<non è particolarmente grande>> !
La procedura è cominciata
La procedura di disarmo dell’arsenale chimico siriano è già cominciata con l’imbarco al porto sirano di Latakia su una nave cargo danese di una prima partita di sostanze chimiche tra misure di sicurezza inaudite, anche da guerra chimica.
I materiali pericolosi sono le sostanze chimiche (materia prima) che vengono usate per la produzione del gas Sarin e del gas mostarda e una piccola quantità di gas mostarda già prodotta. Questi sono i materiali noti, ma quelli che il regime siriano ha ottenuto in questi tre anni di embargo dal “mercato nero” sono ignoti, sia per quanto riguarda la quantità che la composizione, ma anche questi ultimi verranno trasportati dopo l’attesa al porto di Latakia.
Il Sarin e il gas mostarda secondo la pianificazione dell’Organizzazione per la Distruzione delle Armi chimiche siriane sono stati classificati come sostanze chimiche di “priorità Uno”.
Gli stadi
Il primo stadio: le sostanze chimiche verranno imballate in 12 siti sparsi in tutta la Siria - due in zone di scontri –  e saranno trasportate al porto, che è sotto la responsabilità dell’esercito siriano ma che sarà protetto da veicoli corazzati forniti dalla Russia. Saranno poi caricate su due navi cargo fornite dalla Danimarca e dalla Norvegia che forniranno anche navi di scorta. La sicurezza aggiuntiva al porto sarà offerta dalle forze russe, mentre gli Stati Uniti hanno fornito il meccanismo di carico e di smaltimento. La Cina fornisce le ambulanze e la Finlandia un gruppo di pronto intervento in caso di incidenti. La nave cargo danese, che trasporterà la prima partita di sostanze chimiche non appena sarà caricata, viaggerà verso una destinazione non stabilita in Italia, protetta da una flotta di navi danesi, norvegesi, russe e cinesi. Appena la flotta arriverà a destinazione in Italia il carico sarà trasbordato su una nave americana, la “Ray MV”. Ma prima le 70 tonnellate di sostanze chimiche di priorità commerciale 2, cioè materiale tossico non diverso dai fattori chimici industriali, sarà portato nel Regno Unito con l’aiuto della marina britannica e verrà distrutto in un’industria in Inghilterra. Il ministero degli affari esteri inglese stima il costo dell’operazione non al di sotto di un milione di sterline. Si vocifera che un’altra partita di 80 tonnellate finirà in Germania e sarà distrutta, in entrambi i casi, con una combustione in un’industria specializzata.
La nave speciale e gli agenti chimici
Abbiamo visto quindi che per il momento gli agenti chimici per la produzione di armi chimiche, che chiameremo per essere più chiari “rifiuti leggeri”, saranno portati in Inghilterra e Germania. Al contrario il  piano finora prevede che una nave di 648 piedi e di 22.000 tonnellate, la “Ray MV”, trasporterà dal porto italiano da qualche parte in Sardegna gli agenti chimici di priorità 1 (il Sarin, il gas mostarda e altri agenti chimici ignoti) in acque internazionali (tra l’Italia, Malta e Creta) dove il personale della marina militare statunitense riempirà il ponte interno della nave.
Foto dell’esterno della nave statunitense
Chi sa?
Sarà la prima volta che le forze militari statunitensi scaricheranno armi chimiche nel Mediterraneo con il metodo dell’idrolisi. Gli esperti dichiarano ufficialmente che nessuno degli agenti chimici portati dalla Siria è dotato di carica esplosiva, così non sarà necessaria la costosa e rischiosa procedura per distinguere le pericolose sostanze chimiche dai materiali esplosivi e dall’armatura dei proiettili. Il governo siriano ha sostenuto che tutti i proiettili designati a trasportare e a diffondere le sostanze chimiche con la loro detonazione sono stati distrutti. L’organizzazione per il divieto delle armi chimiche, che sorveglia la procedura di disarmo dell’arsenale chimico siriano, non è stata in grado di controllare questa affermazione.
Uno dei sistemi di idrolisi - in via di sviluppo – sulla nave “Ray MV” 
Oggi però neanche noi siamo in grado di sapere se alla fine tra le armi chimiche da distruggere ci siano solo barili con gli agenti chimici o se siano presenti anche proiettili o missili e, in questo caso, cosa potrebbe succedere nelle acque internazionali del Mediterraneo, dove sette flotte per motivi di sicurezza vieteranno a chiunque di violare il perimetro della zona dove si troverà la nave statunitense “Ray MV” – una “zona rossa” proibita per tutti, anche per gli stati del Mediterraneo che hanno i propri confini marittimi vicini al posto in questione. Ufficialmente la procedura di disarmo sulla “Ray MV” sarà completamente chimica. Avverrà in due stazioni mobili di un valore di circa 5 milioni di dollari ciascuna, chiamate “sistemi avanzati di idrolisi”.
Ufficialmente la procedura di disarmo sulla “Ray MV” sarà completamente chimica
Scarico
Secondo gli esperti americani il FDHS (il sistema in abbreviazione) potrà essere funzionale entro 10 giorni dal suo posizionamento nel punto di disarmo nelle acque internazionali del Mediterraneo e sarà in grado di distruggere 130 galloni di gas mostarda alla volta, all’incirca in due ore, utilizzando l’idrolisi chimica – mischiando le sostanze chimiche con reagenti come il cloro, l’acqua, l’idrossido di sodio. Come viene riportato dall’Organizzazione per la distruzione delle armi chimiche, la procedura produrrà 1,5 milioni di galloni di rifiuti tossici (!!!), se le quantità sono 700 tonnellate, che non potranno essere utilizzate come arma chimica e saranno “scaricate” sulle navi commerciali. Non è chiaro se questo avverrà in industrie o nel mar Mediterraneo.
Inoltre scienziati come il professore del politecnico di Creta e direttore del laboratorio di gestione di rifiuti tossici pericolosi dichiarano che secondo alcune informazioni non ufficiali, ottenute da membri del gruppo di sorveglianza della distruzione dell’arsenale chimico siriano, si tratta di circa 2.400 tonnellate, tra cui non solo Sarin e gas mostarda. Se questo è vero, nella migliore delle ipotesi, parliamo di oltre 6 milioni di galloni di rifiuti tossici dopo l’idrolisi e non di 1,5 milioni come prospettato nella stima iniziale del progetto.
Il pericolo non è teorico
Secondo le dichiarazioni di Frank Kendall, il viceministro alla Difesa – competente per l’acquisto di tali armi, la tecnologia e le cure amministrative – alla stampa statunitense e britannica (c’era un servizio approfondito l’altro ieri sul “Telegraph”), il personale della nave aspetta circa 700 tonnellate di sostanze chimiche.
Frank Kendall
I sistemi FDHS possono distruggere complessivamente 50 tonnellate di prodotti chimici al giorno. La squadra della “Ray MV” comincerà con ritardo però, secondo Baker, un tecnico chimico della nave che lavorerà nell’idrolisi. <<Si tratta di un inizio lento>> dice Baker. <<Procederemo in maniera molto prudente, appositamente>>.
I residui
Questo di per sé prova che anche chi è responsabile per questa operazione, nonostante le rassicurazioni, è estremamente attento alle sue dichiarazioni, riconoscendo che l’esistenza di pericoli non è una questione teorica. Ma ciò a cui bisogna prestare attenzione è che nessuno parla di cosa succederà con i residui, in milioni di galloni, appena saranno disarmate le quantità che utilizzate per le armi chimiche. Gli USA finanzieranno tutte le procedure sulla nave “Ray” mentre gli altri paesi daranno un contributo economico con i loro finanziamenti.
Il costo
Il materiale che non verrà inviato in Gran Bretagna sarà distrutto da industrie commerciali che verranno retribuite con un capitale di 9,8 milioni di sterline fornite da 14 paesi (sconosciuti). Il capitale viene controllato dall’organizzazione per il divieto delle armi chimiche, che si è impegnata a fornire un ulteriore finanziamento di 16,6 milioni di sterline. Non viene chiarito però se la distruzione avverrà nel Mediterraneo o da qualche altra parte e questa dovrebbe essere la prima cosa a essere chiarita per gli stati membri del Mediterraneo.

Smentita e rivelazioni del professor Vaghelis Ghidarakos a Radio 98.4
Con un intervento a Radio 98.4 Vaghelis Ghidarakos, professore del politecnico di Creta e capo del Laboratorio di Gestione dei Rifiuti Tossici Pericolosi, al suo rientro da un viaggio lampo a Bruxelles, Lussemburgo e Roma relativo alla questione delle armi chimiche siriane, ha rivelato anche grazie ai suoi contatti con gli ispettori per il disarmo dell’arsenale chimico siriano gli sviluppi scientifici e politici al riguardo e tra l’altro ha dichiarato: <<Perché i paesi che si affacciano sul Mediterraneo, che hanno ogni diritto a preoccuparsi, non sono stati informati e perché non si utilizzano unità già presenti in Francia,  Russia,  Germania ecc.?
Il professore del politecnico di Creta e capo del laboratorio di gestione dei rifiuti tossici pericolosi, Vaghelis Ghidarakos.
Ho trascorso tutta la mia vita in Europa e ho imparato molte cose. Avevo partecipato a un progetto in cui erano stati distrutti con efficienti procedure termiche arsenali della Seconda Guerra Mondiale, non in mare per evitare possibili pericoli. Sicuramente bisogna interrogarsi sul carattere militare dell’intero progetto, anche se non è possibile che tutta questa operazione possa costituire un alibi per la mancanza di trasparenza e le soluzioni frettolose. Deve essere affrontata come una questione ambientale e devono essere rispettate le procedure previste dalle leggi internazionali ed europee, e il progetto deve essere messo in atto solo dopo aver dimostrato quale sarà la migliore soluzione possibile e come verrà salvaguardata la salute ambientale.>>
L’idrolisi
Abbiamo chiesto al professor Ghidarakos se sarà la prima volta che verrà effettuata l’idrolisi nel mare. La sua risposta è stata particolare: <<E’ una domanda fondamentale, su quanto questo metodo possa provocare pericoli per l’ambiente, quali sarebbero e di quale importanza. Indubbiamente l’idrolisi è un metodo possibile dal punto di vista tecnico e gli specialisti coinvolti avvertono che anche se questo piano è stato già messo in atto in passato, la sua realizzazione è una procedura complicata. Le sostanze che devono essere distrutte sono eterogenee, sono sostanze utilizzate per la creazione di testate esplosive che rilasciano sostanze gassose, composti che contengono fluoro e cloro, velenosi ed estremamente tossici, insieme ad altre sostanze ignote che nell’operazione di idrolisi creeranno ulteriori residui pericolosi. Inoltre ci saranno anche rifiuti liquidi. Ci domandiamo quindi se tutto questo finirà nell’ambiente marino. In questo caso gli effetti interesseranno gli organismi marini e, nel peggiore dei casi, a livello locale porteranno a una necrosi biologica>>
Le quantità reali
Il professor Ghidarakos però, parlando ai microfoni di Radio 98.4, dubita che si tratterà di 700 tonnellate: << So che nell’ottobre 2013 1.600 tonnellate furono inizialmente  accettate dall’Albania per essere distrutte lì ma, in seguito alle reazioni dei suoi cittadini, si è tirata indietro. Ufficialmente osservatori della procedura di distruzione mi hanno informato del fatto che sono state stipate 1.250 tonnellate di Sarin e di gas mostarda e 1.230 tonnellate di altre sostanze chimiche! Dubito che 1.000 tonnellate possono essere distrutte in meno di 7 mesi. Ma la cosa importante è che ciò non accada nel Mediterraneo. Se è tutto così semplice indolore perché non li portano al porto di Amburgo?
Gli americani dicono che l’operazione avverrà nel Mediterraneo perché è un mare chiuso e ci sono meno onde. La Germania, parlando di “mancanza di infrastrutture”, ha capito cosa è successo. Il Sarin e il gas mostarda saranno distrutti con il metodo specifico, ma ci sono anche 1.200 tonnellate di altre sostanze chimiche>>
Le cose sconosciute
<<Rimangono ignote le fonti dei fornitori e ovviamente la natura e la quantità di agenti chimici ottenuti dal regime in Siria dopo l’embargo. Non proseguirei per niente con procedure del genere nel mediterraneo. Mi sono sensibilizzato ancora di più come scienziato in questi ultimi anni occupandomi del “Sea Diamond” [nave naufragata in prossimità di Santorini, n.d.t.], ho dunque visto cosa viene scaricato in mare, ed ho una precisa idea riguardo all’inquinamento del Mediterraneo con altre sostanze pericolose. Quindi in questo caso si deve fare ogni tentativo per evitare che la procedura di scarico avvenga nel Mediterraneo>> ha sottolineato il professor Ghidarakos.
Intervento greco dal Giappone
Al riguardo è intervenuto attraverso il suo sito lo scienziato Ghiorgos Zouganelis dal Giappone, dove vive ed è impiegato nella produzione di programmi tecnologici e industriali avanzati, che ha fornito due tabelle del tutto chiarificatrici. Una sul metodo dell’idrolisi e l’altro sulle correnti marittime a sud di Creta e su cosa potrebbe succedere nel caso in cui alcuni rifiuti provenienti dalle armi chimiche cadano in mare dopo averle rese inerti.
Zouganelis riporta in modo indicativo: <<La questione che preoccupa l’opinione pubblica questa volta è il disarmo del gas neuroparalitico Sarin su una nave statunitense a sud di Creta. Per esaminare la questione della pericolosità del progetto della distruzione del gas Sarin su una nave bisogna avere chiare e comprovate informazioni, perché niente è scontato. Queste informazioni non le ha nessuno, nemmeno io, perché non sono né un agente, né un rufiano, né un messaggero commissionato che trasmette messaggi del sistema attraverso i media, travestito da “esperto”. Lo stato risulta ancora una volta incapace di chiedere le informazioni che servono. Nella foto vi spiego con quale reazione chimica (idrolisi) viene neutralizzato il Sarin>>.
Il Sarin
Zouganelis ipotizzando che siano effettivamente 700 le tonnellate di Sarin, nota: <<Dalle 700 tonnellate di gas Sarin saranno prodotte 89 tonnellate di acido fluoridrico e 690 tonnellate di una base che disturberà la flora marittima con risultati ignoti. La cosa più probabile e che i prodotti dell’idrolisi saranno buttati in mare. Se questo avviene nell’arco di un anno, non c’è grande problema. Il primo interrogativo però è “perché la distruzione del Sarin deve avvenire nel Mediterraneo, che è un mare chiuso? Chi dice che saranno solo 700 le tonnellate che verranno distrutte? Chi  controllerà?>>.
Se cadono nel mare
Impressionante anche la mappa preparata da Zouganelis per dare un’idea, in base alle correnti nel Mediterraneo, di cosa succederà dopo lo smaltimento dei rifiuti tossici sulla nave americana, specie per quanto riguarda Creta, come sottolinea nella mappa relativa. <<Lo scarico dei rifiuti nel mare e la posizione della nave che scaricherà i rifiuti ha molta importanza, visto che i rifiuti seguiranno le correnti della zona>>
Le correnti
<<Se scaricano i rifiuti tra Malta, Italia e Grecia, come dicono, allora si mischieranno e si dirigeranno verso l’Egitto e Israele e torneranno “indeboliti” nella stessa zona in cui erano stati scaricati, passando per Creta, seguendo il movimento che segna l’arco di colore azzurro nella foto>>.

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