Il
pre-giudizio
pregiudizio [pre-giu-dì-zio] s.m. (pl.-ZI) 1 Giudizio
basato su opinioni precostituite e su stati d'animo irrazionali, anziché
sull'esperienza e sulla conoscenza diretta SIN preconcetto, prevenzione: p. morali, religiosi; avere, nutrire dei p. nei
confronti di qlcu., su qlco. 2 Credenza errata, superstizione: p. popolari 3 estens. Danno, detrimento: recare p. a qlcu.
L’uomo è
“costretto” dalla propria condizione di presunta “superiorità” di giudizio, a
vivere nel pre-giudizio
I credenti vivono
nel pre-giudizio fondato su una legge che ritengono vera e infallibile ( e non
mi riferisco alle dichiarazioni in se ma al concetto di “principio” che vi sta
alla base), senza averla naturalmente ne sperimentata ne verificata in alcun modo:
come puoi sperimentare, per esempio, la “legge” della resurrezione dei morti o,
dalla parte opposta, quella del concetto che le parole di Cristo siano le
parole di Dio?
Questi sono principi ritenuti validi come tali in funzione di argomentazioni di fede, a volte di argomentazioni teologiche, e in altre in forma flosofiche e argomentative; e tanto gli basta. Si limitano a sostenere e difendere quella che ritengono una legge vera e in funzione di questa si bloccano evitando anche dialetticamente di metterla in discussione. Tutto questo si chiama Fede, e in nome di questa impediscono, a volte per secoli e secoli, possibili mutamenti verso nuovi orizzonti, verso nuove e forse altrettanto provvisorie “ leggi “.
Questi sono principi ritenuti validi come tali in funzione di argomentazioni di fede, a volte di argomentazioni teologiche, e in altre in forma flosofiche e argomentative; e tanto gli basta. Si limitano a sostenere e difendere quella che ritengono una legge vera e in funzione di questa si bloccano evitando anche dialetticamente di metterla in discussione. Tutto questo si chiama Fede, e in nome di questa impediscono, a volte per secoli e secoli, possibili mutamenti verso nuovi orizzonti, verso nuove e forse altrettanto provvisorie “ leggi “.
Lo
stesso discorso vale per la scienza, la quale tende, nella maggioranza di se
stessa e, per fortuna, non tutta naturalmente, a operare per mezzo di leggi
conosciute e ritenute, per vari motivi, valide e meritevoli di essere difese al
pari di principi inviolabili. Per esempio prendiamo l‘idea di validità
“assoluta” ( ad ogni livello) del noto secondo principio di termodinamica (
Clausius e Kelvin-Planck ). Le scoperte degli ultimi anni ne stanno dimostrando
la relatività, mostrando che a livelli nanometrici questo non è più vero (
leggere per credere: http://www.icfo.eu/newsroom/news2.php?id_news=2271&subsection=home
). L’ortodossia dei più è, pero, ferrea nella difesa di quel principio di fede,
e nonostante l’ormai chiara evidenza di fallacità continuano a mantenere
inusitatamente la loro posizione causando enormi pericolosi ritardi e seri
danni all’intera umanità (trattandosi infatti di un aspetto che coinvolge la
produzione di energia – pane della nostra epoca – il suo abbandono in favore di
una ricerca più strutturata e meglio finanziata sarebbe il minimo che ci
possiamo augurare ).
Invece si continua
ad operare con il metodo del pre-giudizio, che in questo caso opera a livello
di una legge valida solo a metà ma che essendo una decisione a priori, quindi
un pre-giudizio rispetto alle possibilità attuali, blocca per lungo, troppo tempo
la possibilità di sviluppo, di cambiamento.
Naturalmente anche
le nuove scoperte sono sicuramente provvisorie, dirà qualcuno, e cambiare una
legge o anche un principio per altri altrettanto provvisori tanto vale
tenersi quelli che abbiamo! No, perché l’uomo è un animale in divenire,
il quale oltre al naturale movimento fisiologico/evolutivo che non dipende da
se stesso, almeno coscientemente, anche al di la del costante e necessario
"movimento" psicologico, è anche un animale che ha necessità di
organizzarsi un mondo che sia sempre diverso, che sia fondato e regolato sempre
su nuove leggi e nuovi percorsi evolutivi ed esperienziali che possono
essere, quando possibile, anche migliorativi del livello di vita. Ogni forma di
conservatorismo, per quanto parziale o/e interessato sia è quindi da combattere
e da debellare perché pone solo inutili freni ad un processo naturale di
spostamento verso il nuovo.
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