In questa guerra degli orrori io scelgo quelli dell'Isis
La
 prima fu in Afghanistan. Gli afgani, storicamente, non sono mai stati 
terroristi, tantomeno kamikaze. Il terrorismo è estraneo alla loro 
tradizione. Sono dei guerriglieri, che è cosa diversa. Nel 2006 ci fu 
un’importante riunione fra i comandanti talebani e il Mullah Omar. I 
comandanti dissero, pressappoco, al loro leader: “Guarda che noi non 
possiamo combattere solo con le tecniche della guerriglia. Come 
ingaggiamo uno scontro arrivano i bombardieri della Nato e per un nemico
 che uccidiamo perdiamo quindici uomini. Non è possibile andare avanti 
così.” Chiesero quindi al Mullah l’autorizzazione ad utilizzare anche il
 terrorismo. Omar, sulle prime, era contrario. Per due motivi. Perché, 
appunto, il terrorismo è estraneo alla cultura afgana e a lui, custode 
fanatico della tradizione del suo Paese, la cosa non piaceva. Il secondo
 motivo era molto più pragmatico. L’attentato terrorista, anche se 
mirato a obbiettivi militari o politici, provoca inevitabilmente anche 
vittime civili. E a tutto avevano interesse i Talebani tranne che a 
inimicarsi la popolazione sul cui appoggio si sostengono. Ma alla fine 
dovette cedere di fronte all’evidenza.  Nacque così il terrorismo 
interno afgano.
Noi
 oggi ci scandalizziamo per la ferocia dei guerriglieri dell’Isis (che 
chiamiamo ‘terroristi’ perché tutti coloro che ci combattono sono, ai 
nostri occhi, terroristi, solo noi non lo siamo) che mozzano le teste ai
 nemici e uccidono anche i bambini (che li seppelliscano vivi mi sembra 
una leggenda propagandistica tipo quella d’antan che voleva che
 i comunisti mangiassero i bambini). Ma nella prima guerra del Golfo, 
nel 1990, i bombardamenti americani hanno ucciso 160 mila civili, fra 
cui 39.812 donne e 32.195 bambini (dati al di sopra di ogni sospetto: 
del Pentagono) che non sono meno bambini dei bambini curdi e sciiti o 
dei nostri bambini. Ma nessuno, in Occidente, si scandalizzò. Se devo 
scegliere in questa guerra degli orrori scelgo quelli dell’Isis. Perché 
perlomeno il guerrigliero si implica personalmente, mentre il pilota che
 telecomanda il drone da Nellis nel Nevada non corre alcun rischio e, 
dopo aver fatto la sua bella strage, se ne torna a casa dove la sua 
linda mogliettina americana gli ha preparato una cenetta.
Ci
 scandalizziamo, oggi, per la persecuzione degli yazidi. Gli yazidi, sia
 pur di religione sufi, sono curdi iracheni. E per dieci anni la Turchia
 e Saddam Hussein, in combutta fra di loro, hanno massacrato i curdi 
iracheni, e quindi anche gli yazidi, la prima col pieno appoggio degli 
americani che han sempre temuto che l’indipendentismo curdo-iracheno 
innescasse quello dei curdi di Turchia, la loro grande alleata nella 
regione (in Turchia i curdi sono 12 milioni), il secondo foraggiato 
direttamente dagli Stati Uniti che gli fornirono anche le famose ‘armi 
di distruzione di massa’ in funzione antiraniana e , appunto, anticurda.
 Ma in Occidente tutti facevano orecchio da mercante. Quando ci fu, nel 
1989, la strage nel villaggio di Halabya (5000 curdi ‘gasati’ in un sol 
colpo) diedi la notizia sull’’Europeo’. Ma nessuno, almeno in Italia, la
 riprese. Saddam era un amico. 
Nel
 suo ‘excursus’ storico, tutt’altro che ‘scombiccherato’ come scrive 
Merlo, Di Battista ricorda che è dal 1920 che gli occidentali, prima gli
 inglesi e i francesi, poi anche gli americani, fanno il bello e il 
cattivo tempo in Medio Oriente e altrove. Proprio l’Iraq è una creazione
 cervellotica degli inglesi che nel 1930 misero insieme in uno Stato tre
 comunità che non avevano niente a che vedere fra loro: curdi, sunniti e
 sciiti. Ma rimaniamo a tempi più recenti. Sono quindici anni che 
l’Occidente democratico è all’attacco del mondo arabo-musulmano. Nel 
2001 c’è stata l’invasione e l’occupazione dell’Afghanistan che ha 
provocato una guerra che dura da quattordici anni, la più lunga degli 
ultimi secoli, e un numero di vittime civili incalcolabile, 
incalcolabile in quanto non calcolato perché degli afgani, non essendo 
arabi né tantomeno cristiani o ebrei, si può fare carne di porco. I 
Talebani dopo aver sconfitto i ‘signori della guerra’ e posto fine alla 
guerra civile avevano riportato l’ordine e la legge, sia pur una dura 
legge, nel Paese. Ma non erano democratici e quindi andavano spazzati 
via.
Nel
 2003 c’è stata l’invasione e occupazione dell’Iraq che ha provocato, 
direttamente o indirettamente, dai 650 ai 750 mila morti. Ma Saddam, che
 avevamo sostenuto per vent’anni, era un dittatore che non ci piaceva 
più. L’Iraq doveva diventare democratico. Dopo che gli americani se ne 
sono andati è scoppiata la guerra civile tra sunniti e sciiti. C’erano 
centinaia di morti alla settimana, però la cosa ai sensibili democratici
 occidentali non interessava più. Eppure è proprio da quella situazione,
 combinata col conflitto siriano, che nasce l’Isis, una sorta di 
internazionale del radicalismo islamico dove, oltre a iracheni e 
siriani, convergono libici, libanesi, somali e anche europei. Ma della 
pericolosità dell’Isis i democratici occidentali, impegnati in altri 
affari, non si sono resi conto. Io la denunciavo già in un articolo sul 
‘Fatto’ del 21 giugno: “Guerra in Iraq: trappola per l’Occidente”. Le 
‘teste d’uovo’ occidentali (e anche papa Bergoglio) se ne sono accorte 
solo un paio di settimane fa.
Nel
 2006/2007 c’è stato l’attacco, per interposta Etiopia, alla Somalia 
dove le Corti Islamiche (una sorta di talebani africani) avevano 
sconfitto i ‘signori della guerra’ locali e come in Afghanistan 
riportato l’ordine e la legge, sia pur una dura legge, in quel Paese. Ma
 le Corti non erano democratiche. Dovevano essere eliminate. Ora la 
Somalia è in piena guerra civile.
Nel
 2011 c’è stato l’attacco alla Libia del  dittatore Gheddafi, con cui 
avevamo fornicato fino al giorno prima. Ma bisognava portare la 
democrazia anche in quel Paese. E adesso la Libia è nel caos più totale.
 
Il
 fatto è che l’Occidente democratico dopo aver sconfitto i totalitarismi
 del Novecento è diventato a sua volta totalitario e pretende di 
esportare i propri valori, la propria ‘way of life’ e soprattutto il 
proprio modello economico in tutto l’universo mondo. E’ quello che in un
 libro fortunato, ho chiamato ‘Il vizio oscuro dell’Occidente’. Ed è 
proprio questa pretesa di omologazione universale, questa pressione 
ossessiva, militare, economica, ideologica, culturale (la donna 
musulmana deve assimilarsi a quella occidentale, eccetera) che evoca un 
radicalismo islamico che reagisce con un ideologismo altrettanto 
totalitario. Anche un musulmano moderato a furia di sentirsi incalzato 
dall’Occidente diventa un estremista.
In
 quanto alla maestrina Merlo, grande esperto di geopolitica benché non 
si sia mai letto un suo reportage dall’estero, vorrei che ci spiegasse 
perché definire i curdi, gli sciiti e i sunniti tre comunità 
profondamente diverse fra loro sia un ‘errore da matita blu’. Attendiamo
 ulteriori lezioni.
Il Fatto Quotidiano, 20 agosto 2014
Massimo Fini
 
 
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