| L’ombra di Licio Gelli dietro l’accordo Renzi-Berlusconi | 
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Lo scaltro politico, socialista e più volte ministro ai tempi d’oro di Craxi, ha scritto una nota sulla rivista storica del socialismo Critica Sociale,
 per accusare Renzi di “protervia” e “insolenza” perché il neo premier 
avrebbe avviato “sue personali consultazioni da capo del governo non 
ancora incaricato”. Il j’accuse di Formica si
 chiudeva con un passaggio inquietante: “Dopo 35 anni vedo il 
realizzarsi del programma di Rinascita Nazionale del ‘toscano’ Licio 
Gelli”. Nazionale, o Democratica che dir si voglia, la Rinascita 
teorizzata da Gelli colpisce ancora l’immaginario del politico socialista che, non a caso, virgoletta la toscanità del Venerabile per accostarla a quella del giovane Renzi. 
Passata sotto il silenzio complice dei media, la denuncia di Formica viene ribadita da lui stesso con una intervista rilasciata a ilsussidiario.net venerdì 21 febbraio, giorno dell’incarico. Questa volta però l’accusa è più circostanziata. Secondo Formica
 il paese si trova ad affrontare una “crisi di sistema”. Impensabile 
vedere “due diverse maggioranze” (quella “ufficiale” con Alfano per 
occuparsi di economia, l’altra con Berlusconi per le riforme 
istituzionali). Un modus operandi che metterebbe addirittura a rischio la democrazia in Italia. 
“C’è un patto tra Renzi e Berlusconi - aggiunge Formica,
 secondo il quale i due - “non sopportano i corpi intermedi, non hanno 
un’idea della democrazia partecipativa e vogliono semplificare senza 
riguardo”. Renzi avrebbe accettato di governare con una maggioranza 
identica a quella del governo Letta perché “ha verificato con Berlusconi
 la saldezza del patto di ‘maggioranza occulta’ che non si sottoporrà al
 vaglio costituzionale del voto di fiducia”. In pratica, i partitini 
“morenti” usati per svolgere il lavoro sporco, mentre “la maggioranza in
 sonno si legge invece su una intesa solidissima”. 
L’indicibile patto si reggerebbe su tre punti fondanti: intesa sull’elezione del presidente della Repubblica (Mario Draghi?),
 elezioni politiche entro un anno, legge elettorale pro Pd e Forza 
Italia. Tutto in nome delle richieste dei “Mercati”. Una “fotocopia del 
programma di Gelli” con maggioranze catto-massoniche al posto di quelle 
catto-comuniste. E, in effetti, alcuni dei punti fondanti della Rinascita Democratica piduista sono proprio la nascita di due partiti, il controllo dei media, il presidenzialismo, la riforma della magistratura, la riduzione dei parlamentari e l’abolizione delle province. 
A pensar male si fa peccato, ma ci si indovina quasi sempre, diceva Giulio Andreotti, uno che di trame segrete se ne intendeva. In questo senso, un altro indizio del possibile connubio massonico tra Berlusconi e il suo erede è l’articolo pubblicato dal sito linkiesta.it. “L’attuale presidente di Mps Antonella Mansi – scrive Antonio Vanuzzo - è stata numero uno di Banca Federico Del Vecchio, istituto privato della borghesia fiorentina controllato da Banca Etruria, feudo della massoneria aretina nel cui consiglio d’amministrazione siede il padre di Maria Elena Boschi”. 
La promettente figlia di Pier Luigi Boschi, il ministro delle Riforme Maria Elena, legata come il padre alla massoneria. Niente più di un sospetto, corroborato però dai frequenti incontri avuti dalla Boschi con Denis Verdini per discutere di legge elettorale. Verdini, il plenipotenziario berlusconiano, da sempre in contatto con la massoneria toscana, è stato tirato in mezzo anche da Beppe Grillo durante l'incontro in streaming con Renzi.
 “Ti sei messo insieme a Verdini e alla massoneria per fare la legge 
elettorale”, ha detto il guru del M5S al segretario Pd. E chi sa che non
 avesse ragione lui. | 
 
 
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