EUROGENDFOR
Eurogendfor:
fino a qualche tempo fa, quando ancora si riusciva a nascondere la loro
presenza “occulta” e repressiva nelle manifestazioni dei liberi
cittadini, qualcuno, non pochi, ha avuto il coraggio di urlare alla
bufala.
Ma quando si sono visti prima a Napoli e poi a Bologna, è sceso il gelo totale, dietro la solita solfa: lo vuole l’Europa.
Abbiamo il coraggio di aprire gli occhi e capire?
La super gendarmeria europea, che
ufficialmente è un corpo speciale voluto da cinque Stati membri
(Francia, Italia, Paesi Bassi, Portogallo e Spagna) per gestire le crisi
internazionali è stata istituita nel 2007 con il Trattato di Valsen.
Il suo motto – perchè tutti i corpi di
polizia, come le famigerate SS, devono averne uno – è il seguente, “Lex
Paciferat”, cioè “La legge porterà la Pace”.
In Italia è previsto che in futuro
sparirà addirittura l’Arma dei carabinieri: in parte gli effettivi
saranno assorbiti dalla polizia, in parte da Eurogendfor.
Questa la storia della sua creazione.
Il 14 maggio 2010 l’assemblea di
Montecitorio ratifica all’unanimità – 443 presenti, 442 assensi e un
solo astenuto – con la legge n. 84 il “Trattato di Velsen”. Il Senato,
poco prima, il 28 aprile, vota alla stessa maniera.
Il 12 giugno il “Trattato” entra in vigore.
Di che si tratta?
Di uno dei casi più inquietanti di cedimento di sovranità nazionale che la storia del Parlamento italiano ricordi.
Perché se la ratifica del Trattato del
Nord Atlantico, che istituiva la Nato, firmato a Washington il 4 aprile
1949, e l’accordo che ratificava nello stesso Trattato lo statuto dei
vari eserciti, firmato a Londra il 19 giugno 1951, furono discussi
apertamente in aula e su tutti i quotidiani animando un dibattito citato
tutt’oggi su tutti i manuali di storia dell’Italia contemporanea, il
“Trattato di Velsen”, al contrario, passa nel silenzio più totale.
Domanda: a cosa serve? E soprattutto: perché tanto silenzio?
Il blackout mediatico certo non aiuta:
rare notizie apparse su varie testate parlano di “totale immunità
giudiziaria”, per la nuova milizia, “a livello nazionale ed
internazionale”.
Non solo.
L’articolo 21 del Trattato di Velsen
prevede l’inviolabilità dei locali, degli edifici e degli archivi di
Eurogendfor. L’articolo 22 immunizza le proprietà e i capitali della
super-polizia da provvedimenti esecutivi dell’autorità giudiziaria dei
singoli Stati nazionali, e l’articolo 23 prevede che tutte le
comunicazioni degli ufficiali di Eurogendfor non possano essere
intercettate da nessuna autorità giudiziaria.
Aggiungo.
Sempre Velsen prevede che i paesi
firmatari rinuncino a chiedere indennizzi per eventuali danni procurati
dalla milizia, e l’articolo 29 mette al riparo gli uomini di Eurogendfor
da qualsiasi procedimento giudiziario a loro carico.
Nel Trattato di Velsen c’è un’intera
sezione intitolata “Missions and tasks”, in cui si apprende che
Eurogendfor potrà operare “anche in sostituzione delle forze di polizia
aventi status civile”, in tutte le fasi di gestione di una crisi.
Vastissimi i compiti che il trattato
affida a Eurogendfor: garantire la pubblica sicurezza e l’ordine
pubblico, svolgere attività di polizia giudiziaria (anche se non si capisce
per conto di quale autorità giudiziaria), nonché missioni di controllo e
“supervisione” della polizia locale nelle indagini penali.
Eurogendfor potrà dirigere la pubblica
sorveglianza, operare come polizia di frontiera, acquisire informazioni e
svolgere operazioni di intelligence.
Con tutte le immunità e le protezioni
di cui si è dotata, la struttura somiglia più a un servizio di
spionaggio interno ed esterno, che ad uno di polizia.
E’ stata progettata una sorta di
struttura militare sovranazionale che potrà operare in qualsiasi parte
del mondo, sostituirsi alle polizie locali e agire nella più totale
libertà, rispondendo soltanto ai propri vertici operativi.
Dai Parlamenti, nessun potere di controllo.
Un altro pezzo di democrazia che se ne va.
Il progetto iniziale è del l’8 ottobre
2003, in occasione della riunione informale tenutasi a Roma dei ministri
della Difesa della Unione europea nel corso della presidenza italiana,
con un contributo decisivo del Ministro della Difesa francese
Alliot-Marie.
L’anno seguente, il 17 settembre 2004,
viene firmato a Noordwijk, in Olanda, il primo trattato fra i cinque
stati che istituisce la Forza di gendarmeria europea. I fautori sono
sempre Alliot-Marie e il forzista Antonio Martino.
Fra il 2006 e il 2007 il processo di
genesi dell’Eurogendfor fa passi da gigante: il 23 gennaio 2006 viene
inaugurato il quartier generale a Vicenza, la stesa città dove ha sede
il Camp Ederle delle truppe Usa, divenendo operativa a tutti gli
effetti, mentre Il 18 ottobre 2007 viene firmato il trattato di Velsen,
sempre in Olanda.
Tutti e cinque i paesi firmatari hanno
una caratteristica peculiare, cioè la presenza di una polizia militare:
in Italia l’Arma dei Carabinieri, in Francia la Gendarmerie, in Spagna
la Guardia civil, in Portogallo la Guardia national e in Olanda la
Marechaussée.
Il provvedimento cambia radicalmente l’identità stessa dell’Arma dei Carabinieri.
All’art. 3 si legge che «la forza
di polizia multinazionale a statuto militare composta dal Quartier
Generale permanente multinazionale, modulare e proiettabile con sede a
Vicenza (Italia). Il ruolo e la struttura del QG permanente, nonché il
suo coinvolgimento nelle operazioni saranno approvati dal CIMIN – ovvero
– l’Alto Comitato Interministeriale. Costituisce l’organo decisionale
che governa EUROGENDFOR».
Questa nuova “super-polizia” è, recita l’art. 1 del Trattato, «una
Forza di Gendarmeria Europea operativa, pre-organizzata, forte e
spiegabile in tempi rapidi al fine di eseguire tutti i compiti di
polizia nell’ambito delle operazioni di gestione delle crisi», al servizio, non tanto dei cittadini dell’Ue o degli Stati firmatari del Trattato (le “Parti”), ma, sostiene l’art. 5, sarà «messa
a disposizione dell’Unione Europea (UE), delle Nazioni Unite (ONU),
dell’Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa (OSCE),
dell’Organizzazione del Trattato del Nord Atlantico (NATO) e di altre
organizzazioni internazionali o coalizioni specifiche».
Quindi un’Arma che può essere a
disposizione degli Stati Uniti, dato che la Nato è, tutt’oggi, il
braccio armato di Washington in Occidente.
Una funzione radicalmente diversa da quella dell’Arma dei Carabinieri.
Quindi, la Nato può avere voce in capitolo nell’ordinare a Eurogendfor le sue missioni, ma a chi risponde tale organismo?
All’Unione europea? No. Eurogendfor non
risponde né agli Stati né all’Ue, ma, come viene detto nell’art. 7, al
Cimin, un comitato interministeriale con sede a Vicenza nella caserma
dei Carabinieri “Chinotto”, ed è composto dai vari rappresentanti
ministeriali dei Paesi aderenti (cioè i Ministri della Difesa e degli
Esteri), e ha il compito di «esercitare il controllo politico di
EUROGENDFOR, definire il suo orientamento strategico ed assicurare il
coordinamento politico-militare tra le Parti e, ove opportuno, con
gli Stati contribuenti».
È solamente questo organismo, che ha
ampi poteri (nomina il comandante di Egf, le nomine in seno al Quartier
Generale e il Presidente del Consiglio finanziario, ecc.), a determinare
la politica dell’Eurogendfor, e nessun altro.
In sintesi: l’European Gendarmerie
Force non risponde affatto ad alcun Parlamento, né nazionale né europeo
(che già non ha alcun potere decisionale).
Colpisce, inoltre, il fatto che l’European gendarmerie force goda di una completa immunità internazionale.
L’art. 4, recita che l’«EGF potrà
essere utilizzato al fine di: condurre missioni di sicurezza e ordine
pubblico; monitorare, svolgere consulenza, guidare e supervisionare le
forze di polizia locali nello svolgimento delle loro ordinarie mansioni,
ivi comprese l’attività di indagine penale; assolvere a compiti di
sorveglianza pubblica, gestione del traffico, controllo delle frontiere e
attività generale d’intelligence; svolgere attività investigativa in
campo penale, individuare i reati, rintracciare i colpevoli e tradurli
davanti alle autorità giudiziarie competenti; proteggere le persone e i
beni e mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici; formare gli
operatori di polizia secondo gli standard internazionali: formare gli
istruttori, in particolare attraverso programmi di cooperazione».
Insomma, se ci si era scandalizzati per
all’ingerenza della Cia nella politica italiana in relazione al
rapimento del mullah Abu Omar, ora gli europei potrebbero iniziare ad
abituarsi all’esistenza di una «super-polizia» che, oltre a proteggere
gli interessi di Bruxelles (si noti bene, quelli dell’Ue e dei Cd’A
delle banche private, e non dei suoi “cittadini”), potrà svolgere un
vero e proprio lavoro di intelligence stile 007, addestrare le varie forze di polizia locali e proteggere «le persone e i beni», mantenendo «l’ordine in caso di disordini pubblici».
A quali casi si fa riferimento nel trattato di Velsen?
A quelli inquadrate nel «nel quadro della dichiarazione di Petersberg».
Cioè?
A Petersberg, nei pressi di Bonn, si
riunì il 9 giugno 1992 il Consiglio ministeriale della Ueo che approvò
una Dichiarazione che individuava una serie di compiti precedentemente
attribuiti all’Ueo da assegnare all’Unione europea, cioè le cosiddette
«missioni di Petersberg», cioè le “missini umanitarie” o di evacuazione,
missioni intese cioè al mantenimento dell’ordine pubblico, nonché
operazioni costituite da forze di combattimento per la gestione di
crisi, ivi comprese operazioni di ripristino della pace.
Ergo, oltre all’intervento in caso di
catastrofe naturale, l’Eurogendfor può intervenire per sedare delle
manifestazioni in assetto da «forze di combattimento».
Quindi, le scene viste al G8 di Genova
del 2001 – dove la stampa arrivò a parlare di «premiata macelleria
cilena» e dove Massimo D’Alema arrivò ad attaccare il governo del
premier Berlusconi, accusato di «fascismo» e di «autoritarismo» –
potrebbero diventare il «pane quotidiano» per tutti coloro che si
oppongono ai diktat draconiani della trojka neoliberista. E ne stiamo
già avendo un piccolo assaggio.
Insomma, il potere dell’Arma dei
Carabinieri e dei vari corpi di gendarmeria nazionale aumenta così
vertiginosamente, dato che risponde solo al CIMIN (solamente ai suoi
rappresentanti e ai rappresentanti del Ministero Esteri e Ministero
Difesa, quindi al governo, e non al Parlamento, quindi al cosiddetto
“popolo sovrano”), mantiene i suoi classici poteri in Italia (che
vengono però centuplicati) e gode di diritti assolutamente impensabili
in un normalissimo Stato di diritto, cioè la totale immunità e
l’insindacabilità.
Le riflessioni da fare sono parecchie.
I poteri del comandante del corpo sono
ampissimi, e l’Eurogendfor viene presentata, per ovvi motivi, in maniera
edulcorata, come la naturale evoluzione in chiave europeista delle
gendarmerie nazionali, ma la situazione non è affatto così rosea.
Le gendarmerie nazionali, infatti, non
hanno devoluto, come è successo con gli Stati nazionali, le loro
naturali prerogative ad un organismo comunitario con sede a Bruxelles,
ma con Eurogendfor, invece, nasce un corpo di polizia che, come fa
riferimento l’art. 5 del trattato di Velsen, non è a disposizione
solamente dell’Unione europea (che già con tutti quei poteri è qualcosa
di inquietante), ma è a disposizione dell’Onu, dell’Osce e della Nato,
pertanto degli Stati Uniti d’America.
Quindi si evince che sulla carta
risulterebbe un’istituzione europea, nei fatti, visto la supervisione
statunitense, si dimostra un’istituzione atlantista.
È interessante vedere la questione delle spese, che graveranno sia sullo Stato italiano, visto che la base è in Italia.
In base all’art. 10, l’Italia è completo servizio delle sue forze: «Lo
Stato ospitante si impegna a fornire a titolo gratuito al QG permanente
le infrastrutture necessarie ad EUROGENDFOR per svolgere i suoi
compiti. Tali infrastrutture sono definite in uno specifico documento
approvato dal CIMIN. (…) Lo Stato ospitante adotterà tutte le misure
opportune necessarie a garantire la disponibilità dei servizi
richiesti, in particolare l’elettricità, l’acqua, il gas naturale, i
servizi postali, telefonici e telegrafici, la raccolta dei rifiuti e la
protezione antincendio al QG permanente. Le condizioni relative ai
servizi di supporto dello Stato ospitante saranno ulteriormente
specificate in accordi di attuazione conclusi tra le competenti
autorità delle Parti».
La cosa, se Eurogendfor fosse la
classica Arma dei Carabinieri e se rispondesse a Roma o all’Unione
europea, avrebbe senso, ma se la struttura è collegata alla Nato, che
senso ha se non quella di rendere l’Europa ancora più legata agli al
dominio degli Usa?
Eurogendfor, e la cosa deve far
riflettere, non è solamente una forza esistente sulla carta di due
trattai, Noordwijk e Velsen, ma è già stata impiegata in ben due
missioni ufficiali e in una “ufficiosa”: nel 2007 l’Egf era in Bosnia
Erzegovina, e nel dicembre 2009 è stata ufficialmente impiegata anche in
Afghanistan, all’interno della missione Isaf, mentre, dopo il Terremoto
di Haiti del 12 gennaio 2010, un contingente di Eurogendfor è stato
inviato sull’isola, composto da 120 Carabinieri, 147 agenti della
Gendarmeria francese e un plotone spagnolo composto da 23 unità della
Guardia civil.
Questo è quello che si evince dalla semplice consultazione del sito web dei Carabinieri o dal sito informativo Euronews.
A questa ufficialità bisogna
aggiungere, quindi, l’ufficiosità, cioè quello che la stampa ufficiale
ha taciuto: l’Eurogendfor, infatti, è duramente intervenuta per
reprimere le manifestazioni antieuropeiste e antiausterity in Grecia, un
paese stremato non solo dalla crisi economico finanziaria, ma dalle
misure adottate da Bruxelles per salvare le banche, che la classe
dirigente greca ha accettato senza colpo ferire.
Tra l’8 e il 10 ottobre 2011, infatti,
in base a fotografie che sono apparse in diversi siti Internet greci,
una brigata di Eurogendfor, è sbarcata con un traghetto a Igoumenitsa in
abiti civili.
Si capiva che erano poliziotti del
corpo di gendarmeria europeo, perchè sui vestiti, sulle borse vi era il
logo di Egf, una spada con le parole “Lex Paciferat”.
Sempre da fonti greche, si è appurato
che il giorno dopo sono stati caricati su trasporti militari camuffati
da civili e trasportati a Larissa, sede di un aeroporto militare chiuso
da poco tempo e usato come base militare per i corpi di fanteria.
La presenza dei “super-poliziotti”
europei è confermata, oltre che dalla popolazione del posto, da una
radio locale e dalla popolazione di Markopoulo, vicino ad Atene, dove si
trovano molti Bus dell’Esercito con fuori molti giovani in abiti civili
che divisi in gruppi parlano tra di loro, ma non in greco.
Ma perchè mandarli in Grecia?
Perchè, come è evidente dalle notizie
sui giornali e da come si comprende dalle prerogative di Eurogendfor
presenti nell’art. 4 del Trattato di Velsen, la principale funzione di
questo corpo è quello di«mantenere l’ordine in caso di disordini pubblici», e con le violente manifestazioni ad Atene e non, di «disordini pubblici»
la Grecia ne ha visti tantissimi, così come ha visto la sua sovranità
assottigliarsi giorno per giorno alla pari della sua ricchezza e della
dignità.
Ancora.
Come dimenticare il “via” all’attacco
all’Afghanistan, col diessino Violante che compara le truppe italiane ai
volontari delle Brigate Internazionali che difendono la Spagna
repubblicana o le pietose menzogne sulle «armi di distruzione di massa»
in mano al “pazzo nazista” irakeno Saddam Hussein, inventate ad arte e
di sana pianta per giustificare l’ennesimo attacco imperialista
statunitense, che non ha mai immolato i suoi “soldati Ryan” per
l’astratta libertà, ma per accaparrarsi risorse petrolifere e,
nell’ultimo conflitto mondiale, riempire uno spazio geopolitico che si
stava svuotando per via dell’avanzata dell’Armata rossa e per la
decadenze dei vecchi stati imperialisti e coloniali europei.
Tutto questo potrebbe diventare
un’immagine d’archivio o di repertorio, visioni di un passato remoto,
perchè delegando tutto al Cimin e a Eurogendfor, non ci saranno più
dibattiti parlamentari in relazione all’intervento militare, e i
politici non saranno più obbligati a inventarsi di sana pianta pietose
storie piene di retorica patriottarda per giustificare gli interventi
all’estero.
E non solo: se il parlamento non
discute, la stampa non dovrà più animare dibattiti e quindi l’opinione
pubblica, all’oscuro di tutto, farà molta più fatica ad animarsi e a
indire manifestazioni, sit-in e cortei contro un’eventuale guerra.
Ed ecco, senza dover sguinzagliare gli
agenti dell’European gendarmerie force, che l’Ue, attraverso l’omissione
e il silenzio stampa, ha risolto alla radice il problema del
mantenimento dell’«ordine in caso di disordini pubblici».
Insomma, per concludere, se la democrazia liberale viene definita, sulla carta, il «potere del demos»,
cioè del popolo, quella che sta per essere attuata in Unione europea,
grazie allo strapotere delle varie commissioni, delle banche e del
grande capitale finanziario, è un’oligarchia, cioè il governo delle
èlite.
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