5 nov 2016

Jon Rappoport: la coscienza collettiva e la sparizione dell’individuo

Gli studenti sono stati istruiti con massima attenzione sull’individuo come minaccia maggiore esistente per il pianeta. Il bambino viene cresciuto senza indipendenza.
Jon Rappoport, di cui ho già tradotto su queste pagine, è autore provocatorio e stimolante anche nel suo stile di scrittura, che qui mantengo nei limiti del possibile. In questa globalizzazione, omogenizzazione, minaccia continua di distruzione della polarità maschile/femminile … queste note che seguono sulla individualità boicottata dal sistema e dai suoi centri di formazione (università e scuole) valgano una riflessione e memoria.
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Nel mezzo di tutta questa ricerca sul cervello in corso da un punto del pianeta all’altro, si postula che l’individuo in realtà non esista. Che sia una fantasia. C’è solo il moto delle particelle nel cervello. Quindi, nulla è inviolato, nulla è protetto. Fai che il cervello faccia A, fai che faccia B. Non ha importanza. Ciò che conta è armonizzare queste piccole particelle, per costruire un consenso collettivo, per obbligare ad una scienza del comportamento” ~The Underground, Jon Rappoport
Potere individuale. Il tuo potere.

E’ come l’essenza dei documenti della Repubblica Americana, una volta che scendi di un millimetro sotto la superficie. Quindi, non c’è ragione per cui college e università insegnino corsi di POTERE INDIVIDUALE.
Non appena scrivo questo, tuttavia, caschiamo tutti dalle risate, perchè comprendiamo l’assurdità di una tale affermazione. Potete immaginarvi Harvard finanziare una cattedra in Potere Personale? Gli studenti farebbero a pezzi l’edificio in cui si facessero tali corsi.
Sono stati istruiti con massima attenzione sul fatto che l’individuo sia la minaccia maggiore esistente per il pianeta.
Se non potete vedere questo come controllo mentale, allora fate un salto dal vostro optometrista e fatevi prescrivere degli occhiali.
Allora abbiamo questa shockante situazione: la vera base della libertà non viene minimamente riflessa nel sistema educativo scolastico.
Puoi dire “individuo” entro certi limiti concettuali. Puoi dire “potere” se parli di centrali nucleari [nuclear power –energia- in inglese] o se stai accusando qualcuno di un crimine, ma se metti insieme “potere e individuo” e attribuisci una qualità positiva alla combinazione, sei lontanissimo dall’avere consenso. Stai commettendo in un certo senso un tradimento.
Per intercettare le versioni più profonde del lavaggio del cervello operato nel sistema della istruzione, DEVI AVERE DEGLI STANDARD CON CUI COMPARARE COSA SCARICANO DALLE TUBATURE, DENTRO LE MENTI DEGLI STUDENTI.
Se non hai quello standard, ti perdi la più parte della azione.
Se non hai quello standard, sei già stai fatto fuori dal sistema.
E in questo caso, lo standard è il POTERE INDIVIDUALE.
Ripuliscilo, togli lo sporco, lucidalo, osservalo, pensaci sopra, ricordalo.
Allora vedrai del controllo mentale di prima classe. Ovunque. Perché le scuole non lo nominano oppure lo screditano.
Tornando ai giorni in cui scrivevo per lavoro per riviste e quotidiani, per un redattore buttai lì una storia sul potere individuale. Volevo tracciare la sua storia per farsi un’idea dei passati 10 anni.
Costui mi guardò per alcuni secondi, mi guardò come se avessi fatto cadere un bue sulla sua scrivania. Sapeva che non stavo scherzando e che avevo qualcosa di cui potevo scrivere e che potevo proporgli… ma tutto ciò peggiorò la situazione. Comincio’ a contorcersi sulla sedia
Rise nervosamente.
Poi smise di ridere.
Disse: “Questo noi non lo facciamo”
Per lui ero improvvisamente diventato radioattivo.
Ebbi poi una simile esperienza con un insegnante di storia delle superiori in California. Stavamo pranzando in un cafè a Santa Monica, quando dissi:

Dovresti insegnare un corso di potere individuale. Gli aspetti positivi. Non la menata del gruppo. Ma solo l’individuo
Costui corrucciò intellettualmente la sua fronte, come se avessi aperto la mia giacca e mostrato alcune micce di dinamite legate intorno al mio petto. Come se stesse pensando a quale ente governativo fare un rapporto su di me.
Ora, per la parte schizoide: i film, la televisione, i video games, i cartoni animati, i romanzi a fumetti, tutti sono pieni fino all’orlo, straripano di eroi individuali che hanno molto potere. Questo tipo di business dello spettacolo incassa miliardi di dollari, perché la gente vuol immergersi in quell’universo dove l’individuo è supremo. Lo vogliono disperatamente.
Ma quando si tratta della vita reale, il potere si ferma sull’uscio e nessuno risponde al campanello.
Improvvisamente un eroe, la persona con potere, è un anatema. E’ lasciata lì con la valigia in mano.
Quindi si adatta. Attende. Si fa delle domande. Prende accordi per meno, molto meno. Reprime le sue speranze. Si ritira. Dimentica. Sviluppa “problemi” e cerca di risolverli all’interno di un contesto strettissimo. Ridefinisce il successo e la vittoria verso il basso perché incontrino limitate aspettative.
Lotta per la “normalità” e per la media. Per i suoi sforzi riceve dei bocconcini, come un cane che alza lo sguardo verso il suo padrone.
Se questo non è controllo mentale, non c’è nulla allora che lo sia.
Una volta entrati in un mondo dove l’individuo non ha più credibilità, un mondo in cui “il bene maggiore per il maggior numero di persone” è il principio dominante e dove quel principio viene definito da una esigua elite, il termine “controllo mentale” avrà una connotazione positiva. Sarà accettato come ovvia strategia per “raggiungere la pace nel nostro tempo”.
In una intervista per un posto di lavoro, il candidato dirà: “ Si ho ricevuto il mio il mio phD in Controllo Mentale a Yale, e poi ho fatto tre anni di post dottorato in Studi di Apprendimento Cooperativo al MIT La mia tesi di PhD? Aveva questo titolo: “Strategie di coordinamento in classe per eliminare il concetto di individuo”
Da Wikipedia, “Cooperative Learning” (lavoro in cooperazione):

gli studenti devono lavorare in gruppi per completare collettivamente dei compiti in riferimento a obbiettivi accademici. A differenza dell’apprendimento individuale, che in natura può essere competitivo, gli studenti che imparano in modo cooperativo possono capitalizzare le risorse e abilità gli uni degli altri. Inoltre il ruolo dell’insegnante cambia dal dare informazioni a quello di agevolare l’apprendimento degli studenti. Tutti hanno successo se il gruppo ha successo
Questo è una strepitosa raccolta di stronzate
“Tutti hanno successo se il gruppo ha successo”, Potresti usare questa citazione sulla quarta di copertina del libro di Orwell 1984 oppure su quella Huxley’s Brave New World.
1984Il Mondo Nuovo / Ritorno al Mondo Nuovo
Nessuno ha successo, perché l’individuo non trova mai cosa può fare da solo. Quella via di accesso è chiusa. Sa solo cosa può raggiungere se è unito agli altri. Cosi potrebbe non avere mai idea di cosa vuole veramente fare nella vita.
E’ una tragica situazione questa, ma la tragedia viene celata, perché se n’è andata la memoria per comprendere la indipendenza individuale e la dipendenza da un gruppo. Non c’è una memoria di questo. Il bambino viene cresciuto senza indipendenza. Quindi come fa a ricordarsi di averla persa?
Il bambino conosce solo il gruppo e la squadra e la partecipazione e il premio. Conosce solo l’organizzazione della sua vita in un contesto prodotto sinteticamente. Gli viene insegnato che questo è bene e necessario.
Quindi, il giorno in cui arriva una freccia all’improvviso e riconosce che è se stesso, cosa userà per afferrare quella rivelazione e costruirci sopra qualcosa?
Si, ci sono gruppi e squadre produttive e si lavora sempre con gli altri, fino ad un certo livello.
Ma il nucleo e il punto di partenza siamo noi stessi. E’ da li che inizia la magia e c’è la presa di coscienza. E’ da lì che si prendono grandi decisioni e impegni. E’ li che nasce il mondo, ogni giorno.
Non vedo il senso di scrivere di questa magia, perché la civiltà è stata messa a gambe all’aria, a mano di infidi personaggi che hanno costruito una contro-tradizione che farà affondare la nave.

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