21 mar 2016

Uteri affittati, cervelli in attesa di utilizzo

La distruzione della famiglia e la mercificazione del corpo sono le ultime conquiste di una società atomizzata, confusa ed infelice, dove predomina la schizofrenia del razionale
La redazione - 21 marzo 2016
 di Gabriele Zuppa
Si affittano uteri, ma non solo: del proprio corpo si possono fare e si fanno da tempo tanti usi. Di recente possiamo far nascere in provetta, da sempre segregare in casa, rinchiudere in una cella, ecc. Possiamo venderci e svenderci, comprare e affittare: con i corpi tutto è possibile. Non con l’anima. Svenderla, svilirla è possibile; comprarla, affittarla non lo è: semmai la si edifica negli anni, nel corso di una vita – essa è la vita che si realizza. La mera esistenza è un’altra cosa: un’esistenza qualsiasi infatti non ci va bene – vogliamo vivere! Così diciamo. Eppure facciamo il contrario.
 Si è proposto di sopprimere, e si sopprimerà «l’obbligo reciproco di fedeltà dei coniugi»; non si è proposto, ma si soddisferà (comunque) il desiderio individuale di figli di un certo corredo genetico (il proprio, al momento). Così si avranno più diritti: quello di essere cornuti e quello di essere privi di un genitore (poiché il figlio che produciamo all’interno di una coppia omosessuale avrà il proprio corredo genetico in parte costituito anche dal corredo genetico di una persona che non conoscerà mai o che comunque non lo crescerà e non gli farà da genitore). Fuor d’ironia: avremo meno doveri, ma più diritti no. Cioè potremo fare un po’ di più quel che ci pare, ma a questo non corrisponderà che otterremo di più. Quel che non pretendiamo più dagli altri non lo potremo più pretendere per noi. Se abbassiamo l’asticella dei nostri doveri, abbassiamo anche quella dei nostri diritti. Se pare bene che non si pretenda nulla da noi stessi, pure non potremo avanzare nessuna pretesa. Esigere meno da noi stessi non ci farà ottenere di più. Sarà più facile, facile facile magari. Ma alla fine ci basterà quel poco, quella pochezza della quale ci saremo circondati?
 Se non facciamo promessa di fedeltà alla persona con la quale programmiamo il futuro della nostra vita, a chi la faremo? A chi saremo fedeli, di chi avremo fiducia? Chi crederà in noi? Che senso avrebbe la parola data se ci credessimo giustificati dal cambiarla da noi, quando non ci siano più le condizioni “opportune”? Che cos’è un uomo la cui parola non conta niente, che cos’è un uomo il cui significare in gesti e opere si annulla? L’onestà è il fondamento assoluto di tutti i valori; senza, la nostra esistenza si svaluta e si annulla nella contraddizione.  Nondimeno, la pratica della maternità surrogata – e la conseguente fecondazione eterologa – è contraddittoria. Che non si scelga di amare un bambino già dato alla luce da altri (in una usuale adozione) non può che essere dovuto al valore che si attribuisce al proprio corredo genetico. Ma se si riconosce valore al corredo genetico, lo si riconoscerà – proprio per questa attribuzione – anche per il nascituro, a cui però evidentemente viene negato un genitore con parte del suo corredo genetico: l’ovulo o lo spermatozoo lo riceverà da una persona esterna alla coppia. Fantastichiamo che questo sia amore; se lo è, tutt’al più lo è nelle intenzioni.  Smettiamo così di pretendere la fedeltà nei nostri confronti, sposiamo la facilità di tradire gli impegni presi – esultiamo per non dover essere nessuno. Ci prendiamo quel che desideriamo senza intravvedere che l’oggetto del desiderio contraddice il desiderio stesso. Desideriamo a caso e non sappiamo cosa dovremmo volere, perché non sappiamo più: e cosa ci sarebbe da sapere se tutto è relativo, non c’è una verità, tutto è permesso, anche rispetto ad una “unica” persona? Le teorie postmoderne hanno preparato il terreno non perché fioriscano personalità, ma perché si frammentino le persone. È l’epoca della schizofrenia.

fonte:  http://www.lintellettualedissidente.it/societa/uteri-affittati-cervelli-in-attesa-di-utilizzo/

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