17 set 2014

Maidan, «l’ultimo golpe degli Usa in fallimento»




Nicolai Lilin , autore dell’ Educazione siberiana , dall’inizio della crisi ucraina segue i movimenti della piazza e degli eserciti. E ha una sua idea precisa della crisi: il popolo non c’entra, è solo una grande manovra di un Occidente ansioso di bloccare l’abbraccio tra l’Europa e la Russia. Lui, scrittore, soldato, nato nell’Urss e oggi naturalizzato italiano, invita a non credere alle versioni ufficiali. E, se il caso, a combattere contro moti di piazza sospetti.
 
Lilin lei ha subito parlato di una realtà in Ucraina fortemente differente rispetto a quella che abbiamo conosciuto in Italia e in Occidente. Ora l’Europa ha firmato un accordo di collaborazione e pare che la situazione sia in una fase di stallo...
«Tutto è raccontato in modo sbagliato perché è stato da subito distorto il concetto geopolitico attorno al quale è nato questo conflitto. Questa guerra non è una guerra in o per l’Ucraina».
E tra chi e per cosa, allora?

«È un conflitto tra potenze mondiali. Il primo esercito in campo, invisibile, è quello degli Stati Uniti. Una potenza in fase di fallimento che si sta muovendo da anni su decine di fronti per mascherare e per cercare di placare la sua inesorabile crisi economica. Ovviamente, quella americana non è una guerra militare, ma del tutto politica. Il problema, per loro, è che non ne potranno più uscire vincitori».
Sicuro che non è la trama di un libro?
«Io non parlo per sentito dire, né dico ciò che penso. Dico ciò che so e ciò che so è sicuro. Io sono stato coinvolto in cinque guerre, in prima linea, nonostante abbia appena 34 anni. Quando voi ragazzi occidentali ancora vi dilettavate con qualche ragazza sui sedili posteriori di un’auto io ero già in Cecenia a uccidere i terroristi».
Gli Usa di Barak Obama al fallimento, però…
«Hanno resistito un secolo, ma stavolta sono alla fine. La storia degli Stati Uniti è stata la storia di una serie di interventi e di aggressioni militari, diretti o indiretti, guerre vere o fasulle. Tutto per favorire gli interessi privati di gruppi economici privati. Un tipico stile anglosassone, per altro, non hanno inventato nulla. Conquistano territori, intervengono nei fatti altrui, solo per accaparrarsi soldi, alleati, affari».
Scusi, ma parlavamo di Ucraina, c’è stato un golpe di popolo.
«Ma quale golpe di popolo! È stato un golpe di Stato, di più Stati, contro un governo legittimo. Uno schieramento di forze organizzate dalle potenzeo ccidentali, che in primo luogo si sono premurate di costringere i media a non poter far altro che raccontare bugie. Avevano solo le notizie delle agenzie di stampa finanziate da imprese nel campo dell’energia, del petrolio, degli armamenti».
Dietro le barricate di Maidan c’erano operai, studenti…
«Ragazzi in buona fede, ma ignoranti e strumentalizzati da una cricca di poteri e di potenze finanziarie e straniere. Un po’ come i forconi in Italia, che tra poco ritorneranno, magari con un altro nome. Dietro le barricate di Maidan c’era un grumo di interessi, un blocco pronto a impossessarsi illegalmente del Paese non per fare gli interessi pubblici, ma quelli di gruppi privati esterni».
Un complotto.
«Tutto vero. Ha visto cosa ha fatto il nuovo governo di Kiev? Contratti alle imprese straniere. Petrolio, industrie, persino rifiuti tossici. E se c’è un dovere morale che l’Ucraina ha con gli ucraini e con tutti gli europei è di non trattare più scorie e rifiuti tossici dopo la tragedia di Chernobyl. Quel veleno c’è ancora, nella nostra aria. Non si dovevano permettere di portare altri fusti».
Dirà almeno che il popolo di Maidan è stato tradito?
«Le sembra possibile, viste come stanno le cose, di credere ancora nella rivoluzione? Ma come si fa a non capire che certe cose non accadono se non ci sono dietro certi poteri? Ogni volta che sento qualcuno che parla di rivoluzione, di primavere, di riscatti... io lo metterei in carcere. Cosa c’è di più legale e onesto di un governo legittimo in un mondo assediato dalle multinazionali globali? Non avete visto come sono finite le primavere arabe e le operazioni per la libertà in Iraq? Gli americani stanno perdendo ovunque, i popoli stanno rialzando la testa. E non è il popolo di quelle barricate».
Chi c’era dietro quelle barricate?
«C’erano delle falangi ben organizzate, addestrate in due campi in Polonia, in un campo in Ungheria e un altro in Germania. Sostenuti dall’esercito di Kiev post-golpe, che ha bombardato i civili, dato fuoco a villaggi. Tutto per seguire il disegno degli Usa di rompere il nascente asse tra la Russia e l’Europa, tra il popolo russo e il popolo europeo. Siamo fratelli, Gorbaciov lo aveva capito e aveva abbattuto il muro nell’unica visione che mi trova d’accordo con lui».
L’Occidente lo aveva sostenuto.
«Per nulla. Subito dopo il crollo del Muro, gruppi fuori controllo, organizzati da spie americane lo hanno abbattuto e hanno insediato il fantoccio Eltsin, che ha smantellato lo Stato per regalarlo ai nuovi oligarchi complici del sistema occidentale. E non potevano fare altro, gli americani, visto che già era chiaro l’imminente crollo del dollaro. Da quel momento hanno avuto paura dell’asse russo-europeo, hanno cominciato a temere la Cina. E si sono attrezzati per muovere le loro solite guerre invisibili. Pensate se questo vasto continente dall’Europa alla Russia al Kazakistan all’India alla Cina si potesse unire. Pensate l’Italia che boom potrebbe avere, venderemmo la nostra moda, i nostri prodotti, i nostri libri. Potremmo fare a meno degli americani, e gli americani non possono sopportarlo. Così hanno cominciato brutali operazioni, le stesse che oggi, però, non sono più in grado di gestire. Stanno perdendo ovunque, anche qui».
Lei ha scritto che gli Usa vogliono circondare la Russia, conquistare la Siberia e il Polo Nord, indebolendo così Mosca e da qui cominciare a puntare sulla Cina.
«Questo era il progetto, abbiamo visto che non funzionerà. Spero di essere ancora vivo, spero che mia figlia almeno possa vederlo: quel giorno in cui gli europei si sbarazzeranno delle basi americane sul loro territorio. Ma state tranquilli, la Russia non sferrerà alcun attacco. Ha dovuto difendere la Crimea perché i golpisti nazisti potevano mettere le mani su ciò che resta degli armamenti nucleari. Putin non farà follie. Non le farà neppure dopo che l’Osce ha dimostrato che il nuovo governo ha costruito campi di concentramento, rendendosi colpevole di genocidio».
Lilin, lei parla da nostalgico sovietico o da falco di Putin.
«Io parlo da persona che conosce le cose. Ho sempre contestato certe politiche di Putin e sotto l’Urss la mia famiglia ha sofferto. Dico che bisogna conoscere le cose. Sa quanto costa la benzina in Russia? Quaranta centesimi. Quanto guadagna in media un russo? Novecento dollari, quando sei anni fa si fermava a 120 dollari. Lo sviluppo è qui, la Russia sta crescendo e l’Europa ha tutto l’interesse a fare un patto con loro, liberandosi dal giogo delle multinazionali private americane. Io parlo da cittadino italiano, da patriota italiano. La nostra economia, quella vera, non ha bisogno di questo sistema ormai al fallimento. Deve liberarsi dalla morsa americana e di Bruxelles».
Ma se Putin non farà la guerra e gli americani non se ne andranno, come può pensare che l’Ucraina possa tornare “libera”?
«Il sud-est è già libero, il resto imploderà e il popolo tornerà al potere. Come è successo in tutti gli Stati per i quali l’Occidente ha lodato primavere o sommosse democratiche».
Si capiscono i motivi per cui lei è stato accusato da diverse parti di essere un estremista filo-russo.
«Io sono un patriota italiano. Sono un cittadino italiano che vuole un futuro di libertà e prosperità, di giustizia. Questo non può accadere se il mondo resta nelle mani delle multinazionali private che controllano la politica americana. Voglio che il nostro popolo possa fare un sacco di soldi vendendo i suoi prodotti, industriali e intellettuali, a grandi e ricchi mercati come quello russo e cinese. L’America non vuole ed è pronta a fare la guerra. Il sistema arriverà a inventare ovunque rivolte populiste come quelle dei forconi. Ma allora io sarò in piazza, armato e determinato, per difendere il mio Paese».

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